Umbra Luminis
Il 21 aprile 2022 è stata inaugurata presso il Piccolo Museo Della Poesia la mostra del maestro Omar Galliani, dal titolo Ab umbra lumen.
Ispirata dalle suggestioni delle opere del maestro del disegno italiano, è nata un’opera di teatro dal titolo Umbra Luminis - Teresa Miss Avila.
Una versione ridotta di quest’opera è stata presentata come studio in occasione del finissage della mostra il 24 settembre 2022.
Teresa D'Avila è una ragazza con desideri che si stanno risvegliando. Sa che non le è permesso vivere per se stessa e, nella propria purezza, dona semplicemente tutto a Dio. Lei non si appropria di niente per sé. Si astiene anche dall'aprire il dono che consegna. La ragazza forse non conosce nemmeno a chi appartenga il dono che sta consegnando; sa semplicemente che c'è qualcosa di cui non può disporre, anche nel pensiero. Qualcosa che non ha potere di accrescere o ridurre, ma che desidera custodire, anche dai suoi stessi pensieri. Eppure la sua femminilità le appartiene. E' qualcosa a cui come creatura ha diritto in virtù della sua costituzione, e lei la dona nell'amore per un Dio che non appartiene all'Essere, né al non Essere: che è pura Donazione.
Cosa significa amare l'impossibile, quando l'unico corpo pensabile in questo Cantico è il proprio? Cosa significa vivere la notte oscura dell'anima e trovare la verità? "Possiamo considerare la nostra anima come un castello fatto di un solo diamante o di un tersissimo cristallo, dove sono molte mansioni, come molte ve ne sono in cielo". Queste sono le parole di Santa Teresa D'Avila all'inizio del "Catello Interiore", terminato il 29 novembre 1577 dopo aver avuto la visione di un'anima in Grazia e scritto su ordine del suo confessore di Toledo, il Dr. Velasquez a seguito del Capitolo Generale dell'Ordine dei Carmelitani tenutosi a Piacenza. Il canto di Teresa da ragazza, delicatamente innamorata, avviene nello splendore delle sette Mansioni attraverso cui, nella sua maturità, raggiungerà l'Amato al centro suressenziale del Castello Interiore.
Nella Prima Mansione il suo cuore "è una Roma antica e moderna in una clessidra continuamente rovesciata tra natura e Grazia", che sarà trafitto da un Serafino pensiero, come nella propria "Autobiografia" (Cap. XXIX) e nel marmo di Bernini.
Nella Seconda Mansione, conosce la risposta alla domanda "Cosa osa di sé l'amore?": "Di sé deve osare lasciarsi alle spalle, per entrare in povertà".
Nella Terza Mansione, conosce che "Dio è pura Donazione", dove il "fondo dell'anima affonda nel fondo di Dio" e lei resta con un corpo "senza pelle tranne che per le carezze".
Nella Quarta Mansione, lei desidera "Sapere cosa avviene in Dio della sua anima paradosso. E con la stessa parola, dire la piega di me dove tutto è disposto per cancellarsi".
Nella Quinta Mansione, nell'assenza dell'Amato, "Sentire il cuore entrare in sé (...), perché mi sembrava che lì avrei potuto essere colmata del peso del fuoco".
Nella Sesta Mansione, vivere la Notte Oscura dell'Anima, "Una luce inaccessibile come parte di quel respiro d'ombra".
E infine, nella Settima Mansione, "Contemplare attraverso questo specchio, l'ombra di una luce eclatante... Specchio di perfezione che sprofonda in luce lo spazio vuoto dell'attesa e della risposta sovrastata". Fino a che non ci sia più nemmeno contemplazione, ma solo profondità.