Edoardo Callegari è Direttore del Comitato scientifico del Piccolo Museo della Poesia di Piacenza.
"Il Piccolo Museo della Poesia rappresenta l’avvenire delle nostre origini. Alle origini delle parole di ciascuno di noi, ci sono Francesco e Dante, che tornano da un incontro con l’Assoluto con una nuova lingua. Ma questa è un’esperienza di luce troppo vasta. Prima di iniziare a scrivere in questa stessa lingua, è necessario imparare a lavare l’anima. Cioè riconoscerci nel paesaggio e nella tradizione, e poi scoprire i predicati della mente per una nuova conoscenza del reale. Per me c’è stato Montale con la sua natura riarsa e Ungaretti con il suo segreto. Poi Paul Celan nei giorni di pioggia parigini.
Infine le Aurore di autunno e la finzione suprema di Wallace Stevens, per il quale la poesia deve essere astratta, deve cambiare, deve dare piacere, deve essere umana. La mente che pensa a se stessa, il mondo che si pensa e pensa la mente, e i due che conversano, fuori anche dal dominio della metafora: cito da "Una scoperta del pensiero": il grado di deviazione nel vivente che è la sua vita serbata, lo sforzo di nascere che sopravvive al nascere, l’evento della vita (Wallace Stevens).
Fare poesia per "Esiliare il desiderio per ciò che non è: questa è la spoglia fertilità di ciò che giunge all’apice". E solo a partire da ora poter cercare di dire la luce, perché - cito Archie Ammons - "ognuno è accolto in tanta luce quanta ne può contenere". Il Museo della poesia ha questo potere di accogliere.
Paul Celan afferma: "Parlare dall’impasse/del faccia a faccia/della sua/significazione/espatriata".
Significazione della identità del soggetto; significazione della convenzionalità dei segni; significazione del senso di cittadinanza. Tutto espatriato. Ma per noi il Museo della poesia può accogliere.
Poeta, portati con l’arte laddove sei più ristretto in te stesso. E realizza la tua libertà. Il piccolo Museo può accoglierti, perché può contenere tutta la luce che le tue parole sapranno dare. E, per citare ancora Paul Celan, può essere “vivaio di comete”.
Edoardo Callegari