Arte

Ab Umbra Lumen

La Parola, la grafite, i volti, la luce, il respiro

Ab Umbra Lumen In data 25 aprile 2022 al Piccolo Museo Della Poesia - Chiesa di San Cristoforo, si è inaugurata la mostra personale dell’artista contemporaneo Omar Galliani dal titolo “Ab umbra lumen”. Di seguito alcuni estratti del contributo critico per il catalogo della mostra.

Da Lezione di tenebra cristallina:
Nigra sum sed formosa. Lei. Ombra צֵל (Tzel). Ha significato di inchino, preghiera, di un’interiorità come il ritirarsi del volto dal suo essere fissato. Il valore numerico gematrico è centoventi, identico a quello che esprimono le lettere della domanda: “Forse questo (sono) io?”. Come tutti i bambini, il suo sguardo innocente sul mondo ha riconosciuto la sua ombra molto più tardi del suo riflesso in uno specchio. Che cosa vede dell’ombra la ragazza? Un quasi niente dove il suo desiderio è rivolto fuori dall’Essere. L’inverso del visibile…. I corpi di Teresa d’Avila pregano fino a che l’amore non descrive più nulla dell’essere amato, ma non fa che dichiararsi e non trova forza che nella propria dichiarazione. Questo amore, in tanto che mondo, si dona necessariamente come un mondo infondato. Perché Dio è indifferente all’essere e al non essere, alla conoscenza. È Donazione. Quasi niente omninomius che fa Donazione. E c’è solo l’amore che non ha a essere. E lo Sposo è Dio dell’inEnsistente. È Dio dell’inEnsistente. Fino a far rimanere solo la significazione della grazia nel dono del corpo del Figlio. Ma ora per lei, senza quel corpo, il solo corpo e la sola incarnazione presente di fronte a quell’Altro che essere, è il suo. “Non riesco a incorporarmi, corpo, a te”; Dio dell’inEnsistente occupa di lei tutti gli spazi svuotati dell’amor sui indigenti di Dio. Il fondo dell’anima affonda nel fondo di Dio. Corpo che sloga anche l’assenza di organi. Il corpo, senza pelle tranne che per le carezze, coricato senza intelletto, forma e similitudine all’interno dell’amore, in puro dispendio, discende oscuro al fondo oscuro della tua luce, fino a che la sua ferita si scuoia guarita dalla ferita stessa. (…)”

“(…) Una luce inaccessibile come parte di quel respiro d’ombra. Ferita e fertilità, balsamo ed extase blanche, il sacro è la pelle di quel corpo. Del suo corpo. Sì. Pelle עוֹר (‘Or) che richiama una luce אוֹר (Or). Aspice per speculum fulgentis luminis umbram – “contemplo attraverso questo specchio, l’ombra di una luce eclatante” (Tertulliano, Adversus Marcionem, IV)… specchio di perfezione che sprofonda in luce lo spazio vuoto dell’attesa e della risposta sovrastata. “Aurora liminalis ricordati di me quando sarai nel tuo regno.”

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